Assemblea nazionale del Welcome
10 | 11 | MARZO 2023 | CAMPOLATTARO
COPROGETTAZIONE E PROGETTAZIONE PERSONALIZZATA: POLITICHE DI WELCOME
Da dove siamo partiti
A fine del 2016, abbiamo ragionato su alcuni dati ufficiali che parlavano di almeno 1.940 Comuni in Italia con meno di 1.000 abitanti, distribuiti tra Nord, Sud e Centro, ma con una netta prevalenza al Nord (1.248). In moltissimi casi i residenti reali sono ancora meno di quelli dichiarati all’anagrafe.
Scrivevamo all’epoca che
“…quattro milioni e mezzo di persone vivono in Italia nelle cosiddette Aree Interne, quelle che distano almeno 40 km da servizi pubblici essenziali come stazioni e ospedali, quelle che presentano un digital divide ancora elevatissimo, offrendo ai propri abitanti servizi di connessione internet più scadenti rispetto ai grandi centri abitati. In questa fetta di Italia, che rappresenta in chilometri quadrati e in spazio simbolico e culturale molto di più di ciò che si possa immaginare, c’è un problema principale, da cui discendono tutti gli altri e che costituisce il vero grande spettro da cui difendersi per il futuro: lo spopolamento progressivo, l’invecchiamento progressivo, l’abbandono ambientale progressivo. C’è un’Italia che ha un saldo emigratorio imponente, in cui negli ultimi dieci anni gli emigrati e i morti superano dieci/cento volte gli immigrati e i nuovi nati. Anche se nessuna forza politica sembra volerne parlare nei talk show e nei social, luoghi in cui si crea l’opinione pubblica nazionale molto più che in Parlamento o alle Regioni, l’Italia ha un enorme problema di svuotamento progressivo di se stessa. Il dibattito nazionale si ferma sui dati e le notizie di poche decine di città italiane, delle sue periferie scoppiate o facilmente “scoppiabili”, dello sciopero dei trasporti pubblici locali che isolano quelle stesse periferie dal centro di città, di quelle poche decine di migliaia di nuovi immigrati che si trasferiscono nelle nostre periferie, e non vede, non sente, non avverte lo svuotamento progressivo che siamo vivendo.
Tutta l’Italia è incredibilmente vecchia, con un indice di vecchiaia (il saldo tra quindicenni e sessantacinquenni) consegnato dall’Istat nel 2017 pari solo a quello del 1917, quando i giovani uomini e i padri vennero falcidiati a milioni dalla prima guerra mondiale. L’Italia del 2017 ha un indice di natalità tra i più bassi d’Europa e una SUA (Superficie Utilizzata in Agricoltura) sempre più ridotta, un numero di case sempre più sfitte e abbandonate (l’analisi del sito Solo Affitti parla di più di 7 milioni di case sfitte nel 2016)…”
Questa Italia può essere la grande risposta al rinnovo dei piani di sviluppo locale e alla crisi?
La risposta: il Manifesto del Welcome
Il “Manifesto per una Rete dei Piccoli Comuni del Welcome” nasce dal desiderio di fare sintesi della lezione di Francesco I sulla solidarietà umana e sulla solidarietà ecologica. Pensare il Creato, l’ecosistema, come un sistema interdipendente retto da un’unica missione: la salvezza degli uomini e delle donne. Salvezza intesa come fine ultimo di tutti i figli di Dio chiamati all’amore e come salute di ogni singolo cittadino, premessa imprescindibile dello sviluppo integrale della persona umana, una salute che non è semplicemente assenza di malattie, ma una condizione di vita che l’Organizzazione Mondiale della Salute definisce “uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale”. L’organizzazione universale degli uomini nell’ecosistema dovrebbe sempre avere come approdo del suo agitarsi e del suo vivere il garantire salute a tutti i suoi abitanti.
Eppure esistono frontiere che si frappongono tra gli uomini, tra la salute e la malattia, tra il privato e il pubblico, tra la solidarietà degli uomini e la solidarietà con il creato, tra la costruzione del presente e la costruzione del futuro. I 60 milioni di uomini, donne, bambini che sono in marcia nel mondo stanno aprendo nuovi punti interrogativi alla nostra società occidentale che è pronta a sconvolgersi solo in caso di guerra e attacchi terroristici, mentre non sembra preparata a doversi ripensare di fronte a una migrazione pacifica e resiliente che mai nella storia era avvenuta nel modo in cui oggi sta avvenendo. Di fronte a questa marcia che sembra non arrestarsi neanche alle peggiori violenze e soprusi subìti da chi si mette in viaggio, la nostra piccola Italia si riscopre fazzoletto di terra in mezzo al mare e anche centro del mondo. La reazione italiana alla marcia silenziosa dei migranti non potrà dare risposta ai bisogni e ai desideri di tutti i migranti, ma potrà dare risposta al mondo intero sulla cultura italica e ai nostri figli nati nel terzo millennio che per la prima volta, dopo la caduta delle grandi ideologie del Novecento, sono tornati a chiederci: da che parte stiamo? Dalla parte dei migranti o contro di loro?
Ma i migranti portano con sé anche nuove domande: qual è lo sviluppo possibile del nostro territorio? Qual è il nostro futuro? Se i migranti hanno bisogno di protezione, che fine ha fatto il welfare di quegli italiani che non hanno alcuna protezione dall’indigenza e dalla fragilità? Cosa accadrà a quei paesi che rischiano di spopolarsi del tutto nei prossimi dieci anni per entrare nella lista dei “paesi abbandonati”? Cosa può fare il welfare nei territori se si rivela incapace di cucire legami di comunità?
Dal nostro osservatorio abbiamo avvertito che la reazione più naturale a tutte queste domande si chiama in un solo modo: Welcome!
Welcome non come semplice accoglienza strutturata dei migranti, ma come segno di cambiamento del welfare locale di fronte alle grandi sfide del nostro tempo. Welcome è la reciprocità tra chi accoglie e chi arriva, è la reciprocità tra chi offre un servizio e chi lo riceve, è la qualità di una relazione calda piuttosto che l’efficienza di una prestazione di servizi.
Welcome è il nuovo nome del welfare, è forse l’unico vero cambiamento che manca per il futuro dei piccoli centri abitati dell’entroterra. Chi abbandona questi piccoli centri sono gli italiani in cerca di una migliore collocazione per le proprie esistenze, chi li trova sono migranti che si sono messi in marcia verso un indistinto occidente per una nuova vita. Eppure sia gli italiani che i migranti sanno che la migliore qualità di vita di cui sono in cerca è data, come Freud ricordava ad Einstein, dall’amore (i legami) e dal lavoro (la possibilità di produrre reddito e di partecipare alla comunità), e queste relazioni possono trovarsi tanto nel centro di Roma quanto nel centro dei piccoli borghi.
I “Comuni Welcome” si riscoprono il centro di un cambiamento possibile di politiche di welfare che diventano welcome, accogliendo ogni famiglia indigente in un percorso di uscita dalla povertà, grazie alle nuove norme sul Reddito di Inclusione, accogliendo ogni fragilità sociale con la progettazione dei Budget di Salute che ridistribuiscono ricchezza e forza nelle comunità da anni deprivate da un’economia estrattiva che è solita espungere le persone fragili dai territori in cui nascono e crescono per affidarle a centri esterni, grazie ad un’azione che sappia proteggere i luoghi di socializzazione dall’aggressione dell’azzardo, che sappia rispondere a sfide possibili, come lo sviluppo di energie rinnovabili e la strutturazione di migliori connessioni con il web per i suoi abitanti.
Tutte queste azioni fanno di un “Piccolo Comune del Welcome” un territorio capace di dare una risposta alla Storia con il suo essere azione e messaggio al tempo stesso, una risposta ai bisogni del presente e una strategia aperta al futuro.
I “Piccoli Comuni del Welcome” ripartono dalle risposte ai desideri di ogni persona fragile che lo abita, che sia migrante o autoctono, riparte dalla fragilità ecologica rispondendo alle sfide del futuro e al rischio dell’abbandono con la bellezza della propria vocazione rurale, artigiana, turistica.
I “Piccoli Comuni del Welcome” raccolgono il messaggio nella bottiglia dei migranti, dei naufraghi, delle persone sole e disorientate, dei fragili abbandonati dai grandi centri urbani, dalle devianze delle periferie di tutte le metropoli e vi inserisce un suo piccolo messaggio al mondo.
10 e 11 marzo 2023
La Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, che oggi conta circa 50 piccoli comuni italiani aderenti, si ritrova a Campolattaro, in provincia di Benevento, per fare il punto sullo stato delle progettazioni, delle azioni comuni di welfare e per ragionare del futuro della rete stessa.
Il programma:
10 marzo 2023
ore 9.00 – Saluto del sindaco di Campolattaro, Simone Paglia
ore 9.05
La Charity Fundation “Act for Ucraine” incontra i Sindaci e le Sindache del Welcome per i “Patti di
collaborazione” con i Comuni ucraini
ore 9.30
’Net-Come: incontriamoci e conosciamo la rete, a cura del Prof. Francesco Vasca. Saranno coinvolti
tutti i presenti e le presenti
ore 10.30
Introduzione ai lavori: co-progettazione e politiche di Welcome, a cura di Angelo Moretti
ore 11.30
La comunicazione del welcome e presentazione della scuola “Italia dei Comuni”, a cura di Gabriella
Debora Giorgione
ore 12.15
Laboratori: quali criticità nell’applicazione dei sistemi di co-progettazione territoriale
ore 13.15-14.30 pranzo
ore 14.30 I piccoli comuni messi alla prova dai grandi flussi migratori, relazione di Matteo Biffoni
ore 16.00 dibattito in sala
ore 17.30-19.00 Laboratorio: accoglienza, integrazione e futuri possibili nei piccoli comuni del
Welcome.
11 marzo 2023
ore 9.30 – La comunicazione istituzionale: laboratorio e conclusioni
gabriella debora giorgione