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Chiamami col mio nome – di Gabriella Debora Giorgione
Quando hanno visto la torta con tutti i loro nomi scritti a mano sulla pasta di zucchero, ad uno ad uno, dalle mamme di San Salvatore di Fitalia, si sono commosse.
Sì, perché essere accolti è già un dono in sé, ma quando un’intera comunità segna il tuo nome a festa è una carezza sul cuore, è la certezza che sei benvenuto. Se io ti chiamo col tuo nome, ti riconosco come persona e non solo come “beneficiario di un progetto”.
Il “welcome” del nostro Manifesto è tutto in questo piccolo atto rivoluzionario: trasformare un “servizio” in un “modo di essere” che cambia non solo chi arriva, ma anche chi c’è; trasformare l’accoglienza da “sistema” a “stile di vita”. San Salvatore di Fitalia, dunque, “è” Welcome.

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Giuseppe Pizzolante, sindaco di San Salvatore di Fitalia

Quando la coordinatrice del Sai-Sistema Accoglienza Integrazione, Angela Natoli, ha proposto di organizzare una cena sociale con le donne e i bambini accolti nel nostro Sai – ci ha detto il sindaco, Giuseppe Pizzolante – come Amministrazione comunale abbiamo subito pensato di allargare l’invito a tutta la comunità: la scuola, la parrocchia, le famiglie, la scuola di musica, la Croce Rossa Italiana-Comitato zonale, che ha sede qui a San Salvatore e che ha fatto un lavoro organizzativo straordinario.

Grande lavoro anche per la Dirigente scolastica, la professoressa Teresa Santomarco, che in pochissimo tempo ha stimolato, insieme a tutti i Docenti, le alunne e gli alunni a cantare, scrivere e disegnare sul tema dell’accoglienza e dell’abbraccio “all’altro”.

Il cuore di San Salvatore di Fitalia

Il cuore di San Salvatore di Fitalia è quello di tutte le mamme e tutti i papà degli alunni che li hanno accompagnati, di tutte le donne e gli uomini e le bambine e i bambini fitalesi che hanno cucinato per presentare il piatto più gustoso alla festa che si è svolta nella sede del Comune, anzi del “palazzo della città”, inondato di palloncini e musica.

Il cuore di San Salvatore di Fitalia è quello delle donne di nazionalità ucraina, nigeriana, ivoriana e guineiana, dei loro bambini e delle loro bambine che hanno preparato con pazienza i piatti più gustosi della loro tradizione per scambiarli con i fitalesi.

Il cuore di San Salvatore di Fitalia è quello degli operatori del Sai, che ogni giorno fanno un lavoro bellissimo racchiuso in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare le persone che arrivano. E lo fanno con competenza, passione, rigore, gioia.

Il cuore di San Salvatore di Fitalia è quello di don Placido D’Omina e della sua parrocchia con le porte aperte, è quello dei Carabinieri che qui non fanno mancare presenza e sorriso nei momenti di festa, quando è il momento di “esserci” senza emergenza.

La festa ha coinvolto tutti e tutte: case vicoli e palazzi. Tra profumi di spezie e di arancine.

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