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DIARIO DEL CAMPER

TAPPA di CAMPOFELICE DI FITALIA

Benvenuti a Campofelice di Fitalia

Prima di arrivare a Palermo al #Sabir, il secondo comune incontrato nel viaggio de #ilCamperdelWelcome è Campofelice di Fitalia, 734 metri di altezza, nel mezzo di un massiccio parco eolico. Ci arrivi pensando di aver sbagliato strada, di esserti perso nella campagne che circondano il bosco della Ficuzza e invece Campofelice è infondo a tutte le strade.
Arriviamo all’orario in cui le mamme attendono i bambini uscire da scuola, pochi minuti dopo vediamo una scia di un decina di grembiulini blu girare il paese e addentrarsi nelle case. Il sindaco è occupato al momento quindi lo incontreremo dopo, prima conosceremo i carabinieri del posto. Poco dopo aver parcheggiato#Ventotene nella piazzetta centrale, infatti, arrivano con un largo sorriso per chiedere documenti, ma soprattutto per chiederci “perché eravamo finiti a Campofelice”.
Ascoltano increduli che noi cerchiamo solo comuni così, piccoli ed apparentemente ai margini, ma che rappresentano l’ossatura di un’Italia che non deve scomparire. Comincia un dialogo divertentissimo e un attimo dopo siamo a telefono con un parente comune che abita a#Benevento. Sorpresi ma non troppo, l’Italia dei Piccoli è fatta principalmente di relazioni umane, scava scava, siamo tutti parenti o amici di parenti o amici di amici di parenti.
Ci vuole un attimo ad unire i capitali sociali di due comunità così lontane. Il caffè dalla moka appena acquistata ancora non esce, ma ora il sindaco si è liberato. Due di noi devono andare e lasciare a malincuore quel salottino Welcome nato attorno al tavolo del Camper, tra le carte dell’accertamento anagrafico e i dolci di Scillato, regalati con amore da Lisuzzo. All’ingresso del Municipio troviamo alcuni messaggi chiave del momento.
A sinistra una grande maiolica che ricorda il cinquantenario dell’autonomia di Campofelice, a destra le bacheche con gli annunci liberi : “denuncia il clandestino. Aiutiamo i popoli a casa loro”, con tanto di immagine di numero verde a cui chiamare per denunciare la presenza di un immigrato regolare; “difenditi a casa tua”, un sostegno alle proposte di poter armarsi in casa; l’annuncio del bando del Servizio Civile, quella difesa nonviolenta della patria con cui lo Stato Italiano forma i giovani entro i 28 anni.
Tre messaggi sparsi casualmente all’ingresso di un piccolo comune, tre segni dei tempi, tre delle grandi domande a cui Campofelice è chiamato a rispondere. C’è una croce da mettere, da quale parte della storia stare.Il sindaco Aldigheri si scusa per la fretta, ma ci fa accomodare e ci ascolta. Lui sembra non c’entrare con i messaggi all’ingresso, conosce perfettamente i vantaggi che avrebbe per la popolazione essere un comune accogliente, per i migranti e non solo.
Conosce bene lo #Sprar e la sua grande utilità, ma è da poco insediato e non può proporlo senza scatenare la reazione arrabbiata dei cittadini “farebbero la rivoluzione”, dice. Ma dopo averci ascoltato, dopo lo smacco che tanti sindaci con lui hanno vissuto solo poche settimane fa di non essere stati accolti in parlamento per la loro protesta contro il blocco dei piani “Periferie”, ci vuole pensare ancora e cerca di capire come fare.
Alla fine ci chiede di accordarci con la sua assessora per provare a parlare alla popolazione. Ci invita a tornare ancora. Torniamo da Ventotene, ma purtroppo i carabinieri sono andati via. Nella piazza non si vede nessuno, qualcuno ci sorride dai balconi, cerca di capire. Bisognava decidere se ripartire subito per Palermo o restare ancora. La seconda certamente.La piazza è un quadrato perfetto contornato da 8 panchine in modo perfettamente simmetrico.
Il bar è chiuso perché oggi è grande festa, la figlia del proprietario si laurea, in chiesa 20 persone guidate dal parroco, per lo più anziane ma ci sono anche uomini presenti, stanno recitando i misteri della Luce con l’esposizione del Santissimo. Sentiamo di poter fare qualcosa. Prendiamo spunto dal sindaco di Macchiagodena in Molise e lanciamo una piccola provocazione culturale, disseminiamo libri sulle panchine libere.
Il manifesto di Ventotene, i discorsi di De Gasperi, a cui è dedicata la via di ingresso al paese, i discorsi di Schumann, l’Evangelii Gaudium, le “Nuove Paure” raccontate dall’antropologo Marc Augè, una raccolta di saggi sulla nonviolenza….lasciamo queste esche in giro e raggiungiamo i parrocchiani in preghiera . Al termine del Rosario, raggiungiamo nuovamente la piazza e, come ci aspettavamo, le esche hanno funzionato.
Gli anziani che solitamente si incontrano alle cinque del pomeriggio avevano preso i libri in mano ed avevano cominciato a fare domande a chi di noi era al Camper. Passano pochi minuti e la piazza diventa una piazza di storia, di filosofia, di demografia, di politica, di economia. Gli anziani del paese sanno che Campofelice ha poco tempo da vivere ma dicono in coro che è il miglior posto dove vivere, senza furti e senza allarmi, senza sporcizia, un’aria pulita, un formaggio speciale, il grano, …
Campofelice è il paese del grano, come annuncia anche il sito internet del Comune. Ed è il grano l’elemento di maggiore ciriticità del passato recente che condiziona il futuro del paese e la sua possibile morte. Gli accordi con il Canada hanno reso Il grano di Campofelice un’attività impossibile da sostenere, il prezzo al mercato è davvero ridicolo, non conviene, conviene solo coltivare per avere un po’ di sussidi dal piano di sviluppo rurale. I giovani hanno tutti abbandonato il grano.
Le case che affacciano sulla piazza sono tutte abbandonate, ci sarebbero case per 2000 persone, oggi ne sono meno di 400.Parliamo di Welcome, di quella rivoluzione di cui il Sindaco ha paura, parliamo tanto ed alla fine il gruppo di cittadini è concorde: se l’arrivo di un gruppo di migranti potesse riattivare nei giovani il sogno di restare a Campofelice o di venire a vivere lì, in quelle centinaia di case abbandonate, loro sarebbero “felici”, proprio come i campi di grano di una volta. Sono d’accordo a parlarne anche loro con l’assessore da lunedì.
Si è fatta sera, dopo esserci congedati, motore acceso e navigatore impostato, Antonio, un gagliardo 85enne bussa nuovamente al porta di Ventotene: “ qui vicino la regione è proprietaria di 150 ettari di terreni agricoli che sono quasi tutti abbandonati, se si facesse questa cosa (il Welcome, ndr) potrebbero cominciare tutti da lì, a riprendersi quella terra, lì i giovani potrebbero avere tanto lavoro”.La strada verso Palermo non è lunga, ma molto tortuosa, ed anche quella del Welcome.
Ci vuole tanto tanto dialogo e chi oggi parla di paura, paura di perdere la tranquillità di un paese senza furti e senza futuro, un attimo dopo è pronto a riprendere a sognare, anche ad 85 anni. La rivoluzione dei Piccoli Comuni del Welcome è esattamente questo.Chissà se Campofelice lo diventerà, certo arriviamo più carichi ai Cantieri Culturali alla Zisa, nel cuore di Palermo, nel cuore della civiltà mediterranea.

COMUNE DI CAMPOFELICE DI FITALIA

REGIONE

SICILIA

PROVINCIA

PALERMO

ABITANTI

475

SINDACO

Pietro Aldeghieri

Comune di Campofelice di Fitalia

Il Comune deve il suo nome all’unione di “campo” e “felice”, a causa dei terreni fertili, e dalla radice greca “fytalia”, che indica una “terra fruttifera”.

Le prime abitazioni furono costruite nel XIX secolo da parte di Don Girolamo Settimo Naselli, tuttavia a causa dei mancati poteri feudali del proprio fondatore, al paese non fu riconosciuta l’entità comunale. L’autonomia comunale arriverà soltanto nel 1951.

Campofelice di Fitalia è un paese di 496 abitanti in provincia di Palermo. Gli stranieri residenti a Campofelice di Fitalia al 1° gennaio 2018 sono 3 (Dal Ghana, Tunisia e Romania) e rappresentano lo 0,6% della popolazione residente. Nel 2018 l’indice di vecchiaia per il comune di Campofelice di Fitalia si attesta a 218,0 anziani ogni 100 giovani e ci sono 64,2 individui a carico, ogni 100 che lavorano. L’indice di ricambio è del 103,8% e significa che la popolazione in età lavorativa più o meno si equivale fra giovani ed anziani.
Monumenti e luoghi di interesse
Enogastronomia, arti e mestieri
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