Missione Italia 2023. di Gabriella Debora Giorgione
1550 tra amministratori e tecnici accreditati; oltre 300 relatori, tra sessione plenaria e tavoli di lavoro; 11 ministri e 3 sottosegretari; oltre 80 giornalisti accreditati; 16 tavoli di co-working; 23 aziende coinvolte.
Questi i principali numeri di “Missione Italia 2021-2026, Pnrr dei Comuni e delle Città” la due giorni di ANCI organizzata da AnciComunicare in collaborazione con IFEL e con il contributo di Anci Lazio e Anci digitale per facilitare il dialogo e il confronto tra i protagonisti – Sindaci, ministri e aziende – coinvolti nell’attuazione in Italia del piano Next Generation Eu.
Digitale, energia, scuola, personale, mobilità sostenibile, salute, i temi intorno ai quali sono stati strutturati i lavori, con l’obiettivo di fare un punto sullo stato dell’arte e di agevolare la messa a terra degli investimenti sui territori.
L’apertura dei lavori
“Il nostro modo di operare ci impone continue verifiche, soprattutto di fronte ai cittadini. E oggi possiamo dire, dati alla mano, che il lavoro di questi anni sta producendo effetti concreti. Il PNRR dei Comuni non è più fatto solo di cifre e documenti, ma sono cantieri aperti in tutta Italia. Stiamo rispettando i tempi previsti”.
Il presidente dell’Anci ha fornito i dati più recenti e aggiornati sull’attuazione del Piano. “Al 31 maggio – ha detto Decaro – ai Comuni erano stati assegnati 36,3 miliardi di euro, che sono pari al 91% della dotazione finanziaria che era prevista per loro. Per fare un raffronto, a tutti gli altri soggetti attuatori del PNRR nello stesso periodo sono stati assegnati 69,4 miliardi di euro, cioè il 46% della dotazione prevista”.
“Secondo i dati dell’ANAC – ha aggiunto – sulle 102mila gare d’appalto bandite fin qui in Italia da tutti i soggetti attuatori, 52mila cioè più della metà sono state bandite dai Comuni. Questo conferma che le amministrazioni comunali continuano a essere i primi investitori in opere pubbliche del Paese. Gli investimenti fissi lordi dei Comuni sono aumentati del 70% nel 2023 rispetto al 2017: è una tendenza molto importante perché ormai rappresenta un fattore strutturale e permanente nel quadro dell’economia nazionale e un forte contributo alla crescita del Paese”.
A proposito della qualità della spesa dei Comuni, Decaro ha voluto valorizzare il contributo decisivo dato dai Comuni al rispetto della riserva decisa dall’Europa del 40% di investimenti destinati al Mezzogiorno: “Noi quel vincolo lo abbiamo addirittura travolto – ha detto il presidente dell’Anci – perché il 54% di tutti i progetti comunali viene dal Sud”.
Dopo aver sollecitato il governo ad affrontare le criticità residue per l’attuazione del PNRR (il meccanismo delle anticipazioni, la certezza e puntualità dei pagamenti, l’estensione delle semplificazioni burocratiche e il più sollecito aggiornamento della piattaforma Regis), Decaro ha sottolineato il grande impegno dei Comuni per il raggiungimento di un obiettivo del PNRR che sta particolarmente a cuore delle famiglie italiane, cioè i 264mila posti in più negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia: “L’allarme sui possibili ritardi era comprensibile, ma si sta rivelando infondato. Quasi il 90% dei progetti infatti è stato assegnato, a riprova di un grande lavoro che ha visto una grande accelerazione in questi ultimi mesi”.
“Noi condividiamo l’impostazione rigorosa della Ue – ha concluso il presidente dell’Anci rivolgendosi al Direttore generale della Task Force Ripresa e Resilienza della Commissione europea, Céline Gauer, presente in sala – e siamo sicuri che si troveranno presto le soluzioni a tutti i problemi che possono emergere nell’interlocuzione tra istituzioni italiane ed europee: non dobbiamo vanificare il lavoro svolto da tanti Comuni e soprattutto non possiamo deludere le aspettative dei cittadini verso un grande progetto targato Europa”.
La relazione di Rosanna Mazzia
A Missione Italia 2023 anche la Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, con Rosanna Mazzia, sindaca di Roseto Capo Spulico.
Noi Sindaci siamo esseri strani, abbiamo la capacità di essere contenti di quel che abbiamo, pur consapevoli delle difficoltà e delle criticità, abituati come siamo ad impastare con la farina che di cui siamo in possesso e facendo quel che dobbiamo fare.
Diciamoci fin da subito che il PNRR l’abbiamo affrontato a mani nude. Nessuno era pronto, ma non intendevamo rinunciare all’opportunità. Cosi abbiamo messo sotto assedio i nostri poveri uffici tecnici e l’intera macchina politico amministrativa, lavorando quotidianamente in emergenza per affrontare le difficoltà progettuali e le scadenze spesso troppo ravvicinate dei bandi.
Roseto Capo Spulico è un comune di meno di 2000 abitanti che d’estate ne arriva ad ospitare fino a 30.000 ma ha l’organico di un piccolo Comune. Per questo ci avrebbe fatto molto comodo la figura tecnica che avremmo potuto assumere con il PNRR, di cui però ancora mancano le misure attuative. Eppure in questi quattro anni abbiamo ottenuto finanziamenti per oltre 17 milioni di euro di cui oltre 7 milioni dal PNRR. Tutti progetti rigorosamente in linea con il cronoprogramma ministeriale.
Non possiamo non dire che sono stati pochissimi i bandi riservati ai comuni medio piccoli e quello del MIC ha certamente avuto il merito di investire imponenti risorse sui piccoli borghi.
In altre sedi ho avuto modo di sottolineare che la Linea A ci sembrava diciamo “fuori misura” per contesti così piccoli, ma comunque ci auguriamo si raggiungano gli obiettivi che il Ministero si prefiggeva e si traducano in elementi di traino per i Territori su cui insistono i Comuni beneficiari.
Sulla Linea B – Progetti di rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici – abbiamo avuto modo di apprezzare a più riprese l’aspetto innovativo del bando che privilegiava le attività immateriali, in una inversione sostanziale rispetto al passato ed in un’ottica non già di “ristrutturazione” ma di “rigenerazione”. E che la rigenerazione riguardasse anche il sociale, cioè la Comunità, è stato un fatto inedito. Un po’ meno per noi in Calabria che in un bando molto simile ci stavamo già sperimentando.
Oggi sono stata chiamata ad intervenire in un panel dedicato alla “Valorizzazione del patrimonio culturale e turistico del Paese”, con riferimento ai piccoli borghi, in cui mi piace sottolineare un aspetto. Per noi che nei borghi, nei piccoli centri, nei comuni al di sotto dei 5000 abitanti, per intenderci, ci viviamo tutto l’anno, il connubio borgo uguale cartolina illustrata, museo all’aria aperta, luogo romantico dall’aria pulita in cui scappare dalle città rese pesanti dallo smog, ci sta decisamente stretto. Oltre a non essere vero.
Noi siamo luoghi della contemporaneità, con tutte le contraddizioni di questo nostro tempo così complesso, aggravate dalle tante difficoltà. Servizi come la salute, il lavoro, i trasporti, la scuola, l’innovazione tecnologica, tanto per citarne alcuni, sono lontanissimi. A volte talmente lontani da non poterli considerare servizi, ma desideri. Ed il PNRR non ha colmato né il divario Nord/Sud né quello dei Centri/Territori minori.
In questa ottica tutti i progetti che abbiamo candidato a Roseto e per i quali abbiamo ottenuto i finanziamenti sono rivolti alla valorizzazione del capitale umano . L’unico vero antidoto allo spopolamento.
Asilo per l’infanzia per 699 mila, Adeguamento sismico alloggi di edilizia residenziale pubblica 3.500 mila, Meccanizzazione raccolta differenziata 999 mila, Ambulatorio di comunità 300 mila, Bando borghi linea b) 1.660 mila. Per un totale di 7.158 milioni.
All’interno di questa vera e propria strategia di sviluppo, l’idea guida è quella del borgo considerato una ricchezza e un attrattore turistico-culturale, in connessione però alla crescente attenzione alla dimensione autentica, tradizionale e identitaria dei luoghi scelti come destinazione, non solo di viaggio ma anche di nuova residenzialità e di un abitare di qualità.
Facendo leva sulla connessione tra la locale infrastruttura ambientale (la collina e il mare) e quella sociale (la vivacità dell’associazionismo locale e l’impegno per l’accoglienza), il progetto di Roseto è una strategia di “rifioritura” complessiva del Paese, con l’obiettivo di strutturare e valorizzare un polo che raccolga i semi della cultura locale e della coesione sociale, li curi e li rigeneri, con un approccio di tipo collettivo e con un’attenzione forte alle diverse abilità presenti sul territorio.
“La fioritura di un borgo del Welcome”, finanziato dal Bando Borghi MiC – linea B, con 1,65 Mil di euro intende innanzitutto valorizzare gli aspetti identitari della storia e cultura locale, partendo dal meraviglioso castello che fu “adottato” da Federico II, elemento di cucitura tra collina e mare e ambientazione d’eccellenza della storia rosetana, e dalla narrazione leggendaria delle rose damascene con cui si riempivano i cuscini delle principesse sibarite, portate da Roberto I Dreux a Roseto dopo l’assedio di Damasco nel corso della seconda crociata.
Un antico granaio, recentemente riqualificato e ai piedi del Castello, fornisce al progetto lo spazio fisico svolgente funzione di incubatore/generatore dove produrre un processo generativo che, partendo dalle vecchie economie e dalle suggestioni storiche, lancia Roseto come granaio di idee per l’economia civile e di nuove opportunità di welfare culturale.
In particolare:
– attivando una produzione che richiami il mito delle rose damascene sulle colline rosetane e nelle aree agricole lungo la costa, ispirandosi ai canoni estetici dei giardini e dei campi aperti (riducendo il più possibile la produzione massiccia in serra delle rose). Questa attività si propone come preludio alla costituzione di una cooperativa di comunità con una particolare attenzione a coinvolgere fasce fragili della popolazione. In questa azione verranno coinvolti in particolare i soci dell’associazione “I Figli delle Rose”, gli ospiti e gli operatori del SAI, i beneficiari del Reddito di Cittadinanza coinvolti nei PUC e gli anziani che vorranno partecipare a programmi di invecchiamento attivo;
– alla produzione e commercializzazione sarà coniugato l’allestimento e l’animazione di laboratori di progettazione partecipata per definire il disegno delle terre da coltivare, i luoghi da privilegiare, le tempistiche di impegno tra tutti gli aderenti al progetto. La bellezza olistica del paesaggio collinare e costiero di Roseto, si presta con molta duttilità a diventare una scena a campo pieno per l’apprendimento di nuovi mestieri legati all’espressione artistica e, in particolare, quelli del cinema. Roseto può diventare un borgo orientato allo “stage setting” alla formazione di adolescenti e di adulti nel campo delle diverse maestranze della produzione artistica e filmica, ma anche sceneggiatori e registi. Sarà inoltre possibile orientare un intero laboratorio alla produzione di abiti di scena riprendendo la tradizione di Roseto per la tessitura di abiti d’epoca medievale.
– strutturando, infine, presso il Granaio, che sarà allestito come “Piazza della Cultura e dei saperi”, una “scuola delle start up” a disposizione di tutti i comuni limitrofi che aiuterà i giovani a poter progettare idee sostenibili di impresa in linea con Agenda 2030 e il Green New Deal, un luogo per summer e winter school (in collaborazione con scuole superiori ed enti di ricerca) in grado di funzionare come hackathon per lo sviluppo di soluzioni innovative per i comuni sotto i 5000 abitanti.
Naturalmente tutto questo ha in sé una enorme incognita e cioè la capacità della Comunità di attivarsi su questi stimoli e produrre dei risultati (in primis un soggetto in grado di portare avanti il lavoro come per esempio una cooperativa di comunità), che siano anche duraturi nel tempo.
Questa la più grande sfida che abbiamo raccolto. Questa la sfida che speriamo di vincere.
Ma non riguarda solo Roseto Capo Spulico.
Fare in modo che i Borghi, i piccoli Comuni della nostra Italia, che contribuiscono in modo sostanziale a farne il BELPAESE che tutto il mondo desidera conoscere, possano proseguire nel loro cammino non più per sopravvivere ma per essere a pieno titolo protagonisti del Futuro.