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Strasburgo welcome. di Gabriella Debora Giorgione

Il primo incontro a Parigi, ad ottobre 2019, il secondo a Lisbona di gennaio 2023. Più di 130 partecipanti provenienti da 3 continenti: Africa, Americhe ed Europa. Attori della società civile e autorità locali di oltre 30 paesi e 40 territori si sono incontrati per condividere le loro esperienze, pratiche, successi e difficoltà. Obiettivo: co-costruire un’agenda d’azione comune per cambiare la governance globale della migrazione. Tavole rotonde, laboratori di scambio di pratiche, documenti, riunioni online, affinché tutti potessero comprendere meglio le diverse realtà presenti nei 3 continenti rappresentati.
A Strasburgo, dal 14 al 16 giugno 2023, la stesura del documento Per delle politiche europee fondati sui diritti e l’accoglienza degna.
Questi, in sintesi, i numeri di Alliance Migrations, presente a Strasburgo con Jeanne Barseghian, sindaca di Strasburgo e co-presidente di Anvita, Damien Carême, Membro del Parlamento europeo e co-presidente di Anvita, David Flacher, presidente di O.C.U.-Organizzazione per una cittadinanza universale, Paulo Illes, Coordinatore Generale delle Politiche Migratorie del Dipartimento Migrazione del Ministero della Giustizia, Brasile.

Presenti anche la Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, con Gabriella Debora Giorgione, direttore di comunicazione del Manifesto e della Rete PCW, e la Rete di Economia civile “Sale della Terra”, con Antonella Milano, dirigente.

Gli incontri di Strasburgo

L’incontro europeo si è aperto il 14 giugno, nel pomeriggio, nella “casa comunale” di Strasburgo, dove è stato portato il saluto della sindaca Jeanne Barseghian e di Damien Carême.

Questi incontri politici sull’accoglienza – è stato detto nel saluto iniziale – sono il frutto di una volontà d dialogare con i decisori europei per costruire insieme delle politiche d’accoglienza solidali. Domani, durante il terzo incontro dell’Alliance Migrations, parleremo all’Europa e con l’Europa e potremo esprimere le nostre preoccupazioni e le nostre raccomandazioni. La nostra preoccupazione è la scalata della xenofobia in Europa, cosa incompatibile con i valori fondanti dell’Unione Europea. La situazione non è semplice. Siamo inquieti e profondamente preoccupati per la non-concertazione e l’opacità decisionale che dimostra lo Stato. Siamo inquieti per l’aumento dei discorsi di odio in Francia accompagnati da attacchi contro i progetti di ospitalità, da attacchi contro gli eletti della Repubblica. Queste inquietudini dovranno farci riflettere in questi due giorni su cosa possiamo individualmente e collettivamente fare per rispondere a tutto questo.

I tavoli di lavoro del 15 giugno

La Rete dei Piccoli Comuni del Welcome è stata chiamata come “intervenant” all’atelier 2 “Accoglienza incondizionata nelle zone rurali” perché scelta come “buona pratica europea” da presentare ad associazioni, comuni, reti di comuni provenienti da altri paesi. La giornata di lavoro si è svolta al Pavillon Joséphine, parc de l’Organgerie.

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Di seguito, un estratto della presentazione fatta al tavolo da Gabriella Debora Giorgione (nella foto sopra).

In Italia il sistema di accoglienza avviene in due momenti: prima e seconda accoglienza. Nei centri di prima accoglienza si procede alla prima identificazione e gli ospiti possono fare la domanda di asilo. A seconda delle loro condizioni sono avviati a strutture di altro tipo. I Centri di seconda accoglienza sono i SAI-Sistema Accoglienza Integrazione. Sono destinati ai titolari di protezione internazionale. Di recente, un decreto del governo Meloni ha vietato ai richiedenti asilo di essere ospitati nei SAI ritornando alla scelta fatta da Salvini che era stata abrogata dal governo successivo.
Nel SAI sono garantiti: l’accoglienza materiale, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, i corsi di lingua italiana e i servizi di assistenza legale e di orientamento nel territorio, e i tirocinio di avviamento al lavoro e la formazione professionale. La forza di questo sistema è che è il sindaco che presenta al Ministero dell’interno il progetto di accoglienza, decidendo il numero e la tipologia di migranti da accogliere nel proprio comune. Il numero massimo di migranti che possono arrivare nei Comuni è fissato dalla legge: per esempio, fino a 5mila abitanti, un comune può ospitare al massimo 15 migranti, 30 fino a 10mila, 40 fino a 15mila, 50 fino a 20mila abitanti.
Possono essere famiglie, minori stranieri non accompagnati, adulti donne o uomini. Il progetto Sai è sostenuto dall’associazione nazionale comuni italiani-Anci e dal Ministero dell’Interno. 
Il comune gestisce il progetto Sai in collaborazione con enti del Terzo settore. Attualmente in Italia sono 2000 su 8000 i comuni, grandi e piccoli, che accolgono i migranti con il sistema SAI. 
Ma è nei Piccoli Comuni, e soprattutto nelle aree rurali e a rischio spopolamento – quelle che per la loro natura di “luoghi dimenticati” determinano molto spesso la radicalizzazione al voto a destra e contro l’immigrazione – che il Sistema SAI in Italia sta dimostrando l’efficacia della sua azione.
Proprio a seguito dell’analisi degli effetti positivi dell’accoglienza nel sistema Sai, che si chiamava Sprar, nel 2017 nasce la Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, che attualmente conta 57 Piccoli comuni aderenti in quasi tutte le regioni italiane: la maggior parte sono in Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Abruzzo.
Nei nostri piccoli comuni attualmente abbiamo 22 progetti Sai che sono attivati in coprogettazione con un’altra rete italiana che si chiama “Sale della Terra” che ha promosso la Rete del Welcome. Sale della Terra è  un Consorzio di cooperative che stimola nei territori delle aree rurali l’attivazione di politiche di economia civile e politiche di welfare della persona e di comunità. I sindaci che aderiscono alla Rete del Welcome, dunque, condividono le politiche di welfare che non sono “servizi” ma percorsi in cui i progetti sulle persone vulnerabili – migranti, con disabilità, in situazioni di povertà economica o educativa – diventano progetti che coinvolgono l’intera comunità e che anzi ne aumentano la coesione sociale.
Attualmente, abbiamo accolto 784 migranti, attivato 103 tirocini di lavoro, 128 migranti hanno trovato regolare lavoro, abbiamo fatto 273 corsi di formazione. Ma soprattutto, nei nostri territori sono rimaste 105 persone, di cui 27 bambini.
Oggi qui a Strasburgo la Rete dei Piccoli Comuni del Welcome porta dunque questo esempio di accoglienza e chiede ai sindaci e alle associazioni francesi di riflettere su questo sistema che è replicabile soprattutto nei piccoli comuni delle zone rurali d’Europa.
Accogliere, proteggere, promuovere, integrare: sono i verbi usati da papa Francesco e che oggi più che mai sono di stringente attualità. Ma è necessaria una accoglienza che parta dai sindaci e governata con un terzo settore capace di interpretare queste scelte politiche.

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Il documento finale

Si apre con un minuto di silenzio per i morti in Grecia, la restituzione finale in plenaria dei lavori degli ateliers. La sindaca Barseghian legge le “Raccomandazioni” finali inserite nel documento di Strasburgo dell’Alliance Migrations che adesso sarà consegnato ai parlamentari europei.

Prima raccomandazione | Costruire politiche di accoglienza
Chiediamo che questo pregiudizio deleterio nei confronti dei rifugiati sia abbandonato e che vengano predisposti percorsi sicuri e rispettosi dei diritti.
Chiediamo il riconoscimento della vulnerabilità di coloro che cercano rifugio per ragioni climatiche, sanitarie e socio-economiche, fuggendo da condizioni difficili di vita umana, discriminazione o pericolo nei loro confronti.
Chiediamo la smilitarizzazione delle frontiere interne.
Chiediamo la fine della reclusione di bambini, donne e uomini.

Seconda raccomandazione | Proteggere le persone
Chiediamo la fine dell’esternazionalizzazione dei confini e un divieto immediato di pratiche illegali, come il respingimento alle frontiere.
Chiediamo la revisione del regolamento Dublino e l’istituzione della libera scelta del paese stabilimento per gli esiliati. Abbiamo potuto osservare che questa libertà concessa a persone provenienti dall’Ucraina è stata vantaggioso per la loro integrazione.

Terza raccomandazione | Rispetto dei diritti per tutti e tutte
Chiediamo la formulazione, la promozione e l’obbligatorietà di uno standard di accoglienza negli Stati membri consentendo loro di accedere ai diritti immediati, compreso il diritto al lavoro, all’alloggio e alle condizioni materiali di accoglienza.
Chiediamo la protezione immediata e incondizionata di tutte le persone in situazione di vulnerabilità.
Chiediamo il riconoscimento di diritti incondizionati come la salute.
Chiediamo all’Unione europea di garantire che gli Stati membri consentano ai migranti un sostegno efficace nell’apprendimento della lingua del paese e favoriscano l’integrazione economica delle persone attraverso l’accesso al lavoro e all’istruzione.
Chiediamo un’armonizzazione ad alto livello del diritto di asilo per consentire la protezione delle persone, sia nel riconoscimento delle vulnerabilità che nella apertura ai diritti per richiedenti asilo e rifugiati.
Chiediamo solidarietà europea e finanziamenti sostanziosi per consentire l’omogenea attuazione all’interno di tali prerogative.
I governi e le organizzazioni locali devono poterne beneficiare finanziamenti per sostenere le loro azioni in modo sostenibile.

Quarta raccomandazione | Co-costruire con le persone interessate
Chiediamo un reale coinvolgimento delle organizzazioni e dei governi locali e degli interessati negli spazi di riflessione e attuazione delle politiche europee.
Chiediamo finanziamenti per sostenere la creazione e il supporto delle organizzazioni di persone interessate.
Chiediamo un rafforzamento della presenza delle persone interessate negli spazi di consultazione all’interno delle istituzioni europee.
Chiediamo una standardizzazione del diritto di voto degli stranieri extracomunitari all’interno degli Stati membri.

La sindaca di Strasburgo

Abbiamo chiesto a Jeanne Barseghian, sindaca di Strasburgo e co-presidente di Anvita, quale sia la situazione dell’accoglienza migrazione a Strasburgo, quali siano le soluzioni possibili e un commento sul Documento finale approvato. Nel video le risposte, che qui riassumiamo in breve.

Siamo la città europea più ad Est della Francia, dice la sindaca in risposta alla prima domanda. Constatiamo che per le persone migranti, qualunque sia il loro “stato”, c’è un sottodimensionamento di disponibilità di alloggio da parte dello stato francese e dunque in modo cronico abbiamo molte persone che si ritrovano in strada. Non è una situazione che riguarda solo Strasburgo, ma anche molte altre città. Strasburgo non ha la competenza per mettere al riparo queste persone. Ciò nonostante, dal momento che noi siamo una città ospitale, cerchiamo – insieme alle associazioni – delle soluzioni e dei progetti concreti per offrire un riparo in cui le persone migranti sono orientate. In maniera volontaristica creiamo dei posti di alloggio, attualmente gestiamo 600 posti di alloggio nella eurometropoli di Strasburgo, conclude Barseghian.

Penso – continua la sindaca di Strasburgo in relazioni alle possibili soluzioni al problema – che le soluzioni siano complesse e che debbano essere coordinate, ma non abbiamo visto al momento soluzioni ai differenti momenti di crisi. Penso, al momento, alla crisi sanitaria: tutte le persone che sono messe al riparo e sono alloggiate possono essere accompagnate socialmente e sanitariamente e questo ha permesso loro di proseguire il loro percorso in modo positivo. Abbiamo visto la gara di solidarietà verso le persone ucraine accolte dopo l’invasione della Russia: in questo caso gli Stati si sono organizzati, hanno organizzato la solidarietà con la società civile e l’Europa ha sboccato aiuti specifici. Credo che questo tipo di protezione temporanea, che apre alle persone rapidamente alcuni diritti, debba essere generalizzata e non essere limitata solo ad alcuni paesi. Penso che in futuro dovremo avere un patto d’asilo che non sia in una logica di sicuritaria di chiusura delle frontiere ma che sia in una logica di cooperazione e di organizzazione dell’accoglienza.

Sul documento: Ciò che si constata è che siamo di fronte a politiche che creano condizioni indegne e disumane. Sono sistemi amministrativi che non sono adatti e che tengono conto delle vere cause dell’emigrazione, delle cause che determinano la migrazione come ad esempio i cambiamenti climatici. In Francia abbiamo un sistema amministrativo che non consente ai migranti di avere dei diritti, di lavorare e li mette in una condizione indegna. Chiediamo questo: una politica europea degna, umana, che prenda in considerazione la situazione delle persone e che esca dalla logica “sicuritaria” e che finalmente finiscano i discorsi di odio nei confronti delle persone che hanno bisogno di solidarietà.

La visita alle strutture e la gallery finale

Le visite alle strutture di accoglienza di Strasburgo ci hanno confermato quello che i rappresentanti delle città e delle Associazioni riunite in Anvita hanno detto più volte durante i lavori ai tavoli e nelle precedenti riunioni: il problema principale resta l’alloggio perché c’è scarsissima disponibilità di case e strutture dove accogliere le persone migranti. Altra questione impellente sono i corsi di lingua, i percorsi di avvicinamento e inserimento nel mondo del lavoro, il diritto di voto e l’iscrizione all’anagrafe (“sans papier”). Tutto è affidato alla organizzazione delle associazioni e alcune volte del volontariato: da qui, dunque, la richiesta di una maggiore presenza e presa in carico dello Stato nella organizzazione della accoglienza. La differenza con il sistema di accoglienza italiano è notevole, dunque. I progetti Sai in Italia sono attivati dai Comuni, i finanziamenti sono pubblici. La partecipazione del terzo settore è strategica nell’attuazione di un percorso condiviso di progettazione sulla persona che arriva e sul suo progetto migratorio, così come della comunità che accoglie. E non dimentichiamo che tutto avviene con regole e rendicontazioni pubbliche. Noi, però, siamo “l’Italia dei Comuni”, molto forte e sentito è il protagonismo della municipalità e della comunità. La Francia è la nazione dello Stato. Staremo a vedere come proseguirà il cammino al Parlamento europeo del Documento di Strasburgo.
(le foto sotto si riferiscono al saluto finale del giorno 16 giugno e alla visita alla Residenza Les Capucins di Strasburgo)

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