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TORRECUSO

REGIONE

CAMPANIA

PROVINCIA

BENEVENTO

ABITANTI

3.307

SINDACO

Angelino Iannella

Il Comune di Torrecuso

La prima volta è mentovato nell’XI secolo in forma di torum licusi che scopre l’origine del nome datorus o toronis “altura o colle”, rispondente alla situazione del paese; e da torus il diminutivo toriculus, donde per successivi pervertimenti, Terlicuso e Torrecuso.

Niente, dunque, Cossa ne Conza ne Chiusi su cui si è arzigogolato, tanto più che nessun rudere ne greco ne etrusco ne sannita, è venuto mai fuori dal suo territorio ne nei territori confinanti, per cui è quasi certa l’origine medioevale.

Sicuramente il centro è di impianto medievale sorto per la difesa di Benevento, all’epoca capitale longobarda. Infatti all’epoca sorse una torre, proprio a protezione di Benevento, torre poi divenuta palazzo baronale, che ospitò anche Ferdinando I d’Aragona.

Sono da menzionare il ponte Foenicolum (volgarmente chiamato “Finucchio” ) – che dà il nome anche ad una località della zona – di epoca romana che consentiva il passaggio da una sponda all’altra del fiume Calore.

Fino al XIII secolo esisteva anche il castello di Fenocchio, che fu distrutto dal terremoto del 1349.

Fu dominio feudale della Baronia dei Fenocchio poi passò ai Della Leonessa, ai Caracciolo, ai Cito. Fu sempre Comune autonomo e tra i sec. XVII e XVIII, conseguì la sua massima prosperità, con un ceto civile numeroso ed insigne per probità e cultura. In seguito vi si stabilì la famiglia Mellusi di Sant’Agata de’ Goti, che divenne proprietaria del palazzo baronale, in cui nacque Antonio Mellusi, definito “il gentil poeta del Sannio”.

Particolare attenzione va riservata proprio al Ponte Finocchio, detto Ponte Foeniculm, è un antico ponte sul fiume Calore di origine romana, costruito lungo il ramo della via Latina che si ricongiungeva alla via Appia presso Benevento.

Più volte distrutto dalle piene del fiume e più volte ricostruito, si presenta con un impianto che testimonia le varie epoche della sua ricostruzione: ad una struttura primaria di chiara origine romana si sovrappone una seconda medievale e una terza di impronta moderna.

Il ponte è sovrastato da un’emergenza rocciosa, la “grave mora” di Dante Alighieri, sotto la quale fu sepolto temporaneamente il corpo di Manfredi di Svevia, ucciso nella battaglia di Benevento nel 1266 contro Carlo d’Angiò.

Di qui il verso 130 del terzo canto del Purgatorio della Divina Commedia di Dante Alighieri:

«L’ossa del corpo mio sarieno ancora
In co del ponte, presso a Benevento,
Sotto la guardia della grave mora.

Or le bagna la pioggia e move il vento
Di fuor dal regno, quasi lungo il Verde,
Dov’ei le trasmutò a lume spento.»

E ancora sono da menzionare le viole d’oro, al primo sole di marzo, sui muri e sui tetti delle case di Torrecuso, tra le siepi e negli anfratti più piccoli e disparati, sboccia il fiore che può essere considerato l’emblema di questo paese.

E’ una viola dai petali di un colore giallo solare, sottili, quasi diafani, dal profumo lieve e gradevole. Questo fiore, la cui pianta sembra poter vivere di niente, è più comunemente chiamato “Viola d’oro” o “Viola di Spagna”.

Il secondo nome è legato alla tradizione secondo cui i primi semi di questa pianta sarebbero stati portati a Torrecuso da un soldato spagnolo che era al servizio del Marchese Carlo Andrea Caracciolo.

Una variante della tradizione vuole che sia stato lo stesso Marchese a portare i semi dalla Spagna e a farne omaggio al capoluogo de suo feudo.
Anche Antonio Mellusi, attraverso i versi tratti dai “Ricordi della Patria”, descrive le LE VIOLE D’ORO.

Monumenti e luoghi di interesse
Palazzo Caracciolo-Cito, un edificio ch’è la nuova versione dell’antico maniero, una trasformazione settecentesca eseguita con manierismo esemplare per ottenere qualcosa di unico, un coacervo di terrazze e ambienti ove in parte ha trovato posto il Municipio locale accostato ad altre aree occupate rispettivamente dalla Filiera enogastronomica del Sannio e dalla Scuola del Gusto, nonché dal Museo Enologico di Arte Contemporanea.

La chiese della SS. Annunziata (XIV secolo) che è impreziosita da quadri del 1700 e del 1800. Pregevole la pala che sovrasta l’altare maggiore. In questa chiesa vengono conservati i resti mortali di San, martire spagnolo, le cui ossa sarebbero state portate a Torrecuso dal marchese Carlo Andrea Caracciolo È stata oggetto di vari restauri anche perché colpita per ben due volte da fulmini in corso di temporali. Accanto alla chiesa sorge un edificio che fungeva da ospizio per il ricovero dei malati e dei bisognosi.

Chiesa di Sant’Erasmo: chiesa parrocchiale risalente al XIII secolo, presenta all’interno tre navate ed ospita tre tele di un certo valore artistico raffiguranti il martirio di Sant’Erasmo, San Barbato e San Filippo Neri.

Chiesa di San Liberatore: sorge in località San Giovanni del Monte, è della stessa epoca della chiesa della SS. Annunziata. Essa sorse infatti come grangia, cioè come fattoria, della Annunziata. Si presenta costruita su due livelli di epoca diversa: la grangia vera e propria risalente al XV secolo e su questa la chiesa risalente al XVII secolo.

Palazzo Di Palma che accoglie gli allestimenti del Museo del Vino e del Museo della Memoria.

Particolare la concezione architettonica del Ponte Foenicum, che ha attraversato il tempo fra distruzioni e pronte ricostruzioni, abbattimenti e resurrezioni: facile notare le tracce di ogni epoca, in prevalenza quella romana, quella medievale e infine quella moderna.

Torrecuso conserva tutta una serie di stradine, o rampe, quasi parallele che sboccano in Larghi ed in angoli pittoreschi per gli archi che spesso li delimitano e per le caratteristiche casette in pietra che vi si affacciano ornate di scale a giorno. Chi si incammina per le strette viuzze che si svolgono in senso ovoidale e attraversate a loro volta da altre a raggiera, facendo perno intorno alle piazzette antistanti le due chiese dominate dalla imponente costruzione del Castello marchesale, si accorge subito di trovarsi in un centro che si è sviluppato unicamente in funzione della difesa tanto che sono inoltre visibili i resti dell’antica cinta muraria, munita di tre porte d’accesso.

Enogastronomia, arti e mestieri
Torrecuso oggi è il comune più importante della Doc Aglianico del Taburno, uno dei vanti della viticoltura campana: il paesaggio, con i suoi filari di aglianico, offre “un saliscendi spettacolare che ricorda per certi versi le Langhe è il comune più vitato della Campania (oltre 24mila ettari) e quello dove si concentrano il maggior numero di aziende vitivinicole. Il territorio ricade nel Parco Regionale del Taburno Camposauro istituito nel 1993 per proteggere i boschi secolari di castagni, lecci e faggi e gli abeti bianchi portati dai Borbone nel 1846. L’intero territorio è un enorme giacimento gastronomico: oltre alla vite, è secolare la coltivazione dell’olivo da cui nasce l’olio extravergine d’oliva Sannio Caudino Telesino Dop.

Torrecuso è da sempre culla dell’enogastronomia Sannita non a caso nel 2008 nasce, dall’esperienza di Città della Scienza Spa – Fondazione Idis e del Gambero Rosso, il progetto ‘Scuola del Gusto” di Torrecuso, realizzato con il co-finanziamento dell’Unione Europea P.O.R. Campania Misura 4.7. Capofila del progetto è l’Ept di Benevento che ha scelto come sede Torrecuso, storica cittadina del beneventano e “terra elettiva” dell’Aglianico del Taburno Doc.

La ‘Scuola del Gusto” è un vero e proprio ‘laboratorio dei sapori” per la piena valorizzazione dei prodotti del territorio, la tutela della diversità e la promozione del ‘mangiar bene”. La ‘Scuola del Gusto” è anche un centro didattico e un luogo di valorizzazione e ricerca della cultura enogastronomica attraverso incontri, dimostrazioni, laboratori del gusto, mostre.

Tra i mestieri più antichi ma ancora oggi praticati particolare menzione meritano il Frantoiano, l’impagliatore di sedie, il Canestaro, che realizzava in particolar modo cestini per il pane e la raccolta delle uve e “radicelle” per essiccare frutta e verdura da consumare poi fuori stagione, il calzolaio, il sarto, il fabbro, ed altri antichi mestieri ancora oggi praticati nel nostro paese.

I Comuni del Welcome

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